mercoledì 11 marzo 2009

Piano casa di Berlusconi....due interessanti commenti

Le note che seguono sono tratte dal Blog di Marta Meo, della segreteria regionale PD del Veneto. A parte l'argomento il blog di Marta è interessante e da seguire. Insomma i giovani dirigenti il PD li ha. Impariamo a conoscerli

Il Veneto che va piano e certo non lontano
Marzo 11th, 2009 by Marta
Lo dice esplicitamente Giancarlo Galan, governatore del Veneto: “La legge è rivolta soprattutto ai proprietari di case singole e ai capannoni, perché quello è il nostro Veneto. Non nei centri storici ma nelle periferie”La dichiarazione è più che chiara: la legge serve solo a chi aggiunge alla propria casa isolata o al capannone della volumetria, il 20%, la tavernetta, la lavanderia, la stanza aggiuntiva. Pochissimi saranno quelli che demoliranno per arrivare al 30% di volumetria aggiuntiva, stesso dicasi per quelli che punteranno al 35% con la bioarchitettura e il risparmio energetico. Saranno pochissimi perché il gioco non vale la candela, perché la volumetria aggiuntiva (il differenziale tra il 20 e il 30%) non giustifica lo sforzo di demolizione e ricostruzione.
Credo quindi che in questa situazione noi del PD si debba dire alcune cose:Innanzitutto che invece che regalare volumetria a pioggia una amministrazione lungimirante dovrebbe investire in sviluppo e qualità. Sviluppo che passa, lo diciamo da sempre, a partire da una migliore dotazione infrastrutturale.
Su questa cosa, solo per fare un esempio, c’è da dire che Galan e la Regione Veneto non sono mai riusciti a mettersi d’accordo su un tracciato condiviso per l’alta velocità per cui i parlamentari veneti della PDL non sono certo andati a Roma a battersi perché l’alta velocità in Veneto venisse finanziata.E così tutti i progetti infrastrutturali finanziati dal Cipe (il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) al nord si fermano in Lombardia così come da Allegato sulle infrastrutture dell’ultimo dpef (documento di programmazione economica e finanziaria).Del corridoio 5 non c’è traccia, del Veneto nemmeno (ne parla qui Tomat di Confindustria Veneto) questo a dimostrazione della capacità della PDL veneta di riuscire a portare a casa i fondi per i cantieri e le infrastrutture di cui il Veneto ha tanto bisogno per stare sul mercato, essere compettitvo, far lavorare le imprese ed uscire dalla crisi.Così per confondere un po’le acque si sono messi a regalare aumenti di volumetria ai piccoli proprietari con la conseguenza che in questo modo il Veneto, magari acconterà qualcuno, ma non andrà certo molto lontano, in tutti i sensi.
Il secondo nodo è quello della qualità, che non credo gli aumenti di volumetria, ancorché a seguito di demolizioni di edifici costruiti prima del 1989, portino necessariamente con sé. Forse (ipotesi tutta da verificare) potranno aumentare gli standard e il confort dei singoli edifici, ma non necessariamente la qualità urbana. Allora qui si tratta veramente di decidere se crediamo che le città debbano svilupparsi magari a densità un po’maggiori di quelle attuali a difesa del suolo ancora non edificato, anche a costo di operazioni (non certo semplici) di demolizione e ricostruzione, con azioni quindi di rottamazione di edifici non più adatti agli standard abitativi delle famiglie di oggi, oppure se siamo del tutto indifferenti al suolo.Io personalmente sono di questa ipotesi: rottamare dove e se si può l’edilizia che non è più adatta agli standard abitativi delle famiglie di oggi (anche per evitare la formazione di ghetti di soggetti deboli come anziani e extracomunitari), elevare gli standard in materia di risparmio energetico, creare le condizioni per facilitare le economie di scala in materia di servizi, multiutilities e trasporti pubblici. E al contempo disincentivare l’uso di suolo vergine al posto di riusare, ristrutturare o ricostruire.Tutte cose che mi paiono semplici e sensate e che la PDL con queste politiche di cortissimo respiro non sta certo portando avanti, ma che potrebbero diventare patrimonio di un partito lungimirante come il PD vuole essere.Posted in Uncategorized 5 comments

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Più tavernette e meno città
Marzo 9th, 2009 by Marta
Sto leggendo qua e là commenti vari alle novità del governo B: il cosiddetto “piano casa” da 550 milioni di euro a livello nazionale e l’aumento delle volumetrie per edifici costruiti prima del 1989.Due considerazioni sul primo e sul secondo provvedimento.Primo: il cosiddetto piano casa con i suoi 550 mln di € di investimento è davvero ben poca cosa se consideriamo che le grandi areee metropolitane (Roma, Milano e Napoli) avranno bisogno di investimenti maggiori a fronte di una domanda elevata, potrebbero realisticamente rimanere si e no 400 mln di € da dividere per 20 regioni.20 mln di € che nel caso di una regione come il Veneto dividendo (molto a spanne, ma è per rendere l’idea) per le sette province porterebbe a ciascuna 2,8 mln di €, ovvero interventi da 28/30 appartamenti per provincia. Quantità che anche solo con delle verifiche serie sul permanere delle condizioni di titolarità ad occupare case popolari ci farebbero recuperare a costo zero forse molti più appartamenti.Certo l’esiguità dell’investimento, potrebbe far pensare a progetti a lungo termine come l’allora piano ina casa voluto da Fanfani nel 1949 durò fino al 1963, ma questo, ci si dirà, ovviamente dipende dalla portata e dalla lunghezza di una crisi che non conosciamo ancora abbastanza.Secondo: l’aumento delle volumetrie per ovvie ragioni di difficoltà nell’esproprio di condomini andrebbe realisticamente a regalare nuova volumetria principalmente alle piccole proprietà indivise a bassa densità insediativa con tutte le conseguenze che ne derivano in termini di traffico, servizi, infrastrutture ed erosione del territorio, cosa già ben evidenziata da Franceschini.
Ma la cosa che davvero sfugge in tutto questo è una domanda a mio avviso fondamentale: che idea di città o anche solo insediativa c’è dietro tutto questo?Perché, soprattutto in questo secondo caso, si tratterà di premi in volumetria che andranno a favore della rendita nella città diffusa senza alcuna attenzione per la qualità del vivere e dell’abitare nei centri urbani, insomma per intenderci: più tavernette e meno città con buona pace della lotta allo smog, del contenimento dei costi dei servizi, etc etc.E poco dopo che in finanziaria Tremonti aveva tagliato i fondi alle scuole nei piccoli centri giustificando il tutto con la necessità di accorpare per risparmiare, con l’altra mano sempre questo governo regala della volumetria a favore di un’idea di sviluppo insediativo dispersivo e oneroso per la collettività.

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